Come investire il proprio TFR

Quando si ha diritto a ricevere il TFR – acronimo di Trattamento di fine rapporto – viene anche lecito chiedersi come conviene investire il proprio TFR al meglio. In fondo, è una cifra non di poco conto (anche se varia in base ad alcuni fattori) e la scelta della sua destinazione deve per questo essere ponderata. Il Trattamento di Fine Rapporto è tecnicamente una retribuzione salariale differita, versata dal datore di lavoro nel momento in cui il rapporto lavorativo si interrompe.

Vediamo di seguito come funziona il TFR e come investirci al meglio.

Quando si ha diritto al TFR

Il TFR matura per le seguenti motivazioni:

  • Dimissioni: si consumano quando è il lavoratore che decide spontaneamente di lasciare il proprio lavoro. In genere perché ha trovato qualcosa di meglio, o perché ha deciso di cambiare zona dove abitare, ecc. Il TFR resta sempre un diritto, anche in questo caso.
  • Licenziamento: quando è invece il datore di lavoro che decide di licenziare il dipendente per vari motivi.
  • Licenziamento collettivo: quando ad essere licenziati sono tutti i dipendenti complice la chiusura dell’attività oppure una parte di essi per ridimensionamento del personale. Mal comune mezzo gaudio si dirà. Fatto sta che il Trattamento di Fine rapporto spetta comunque.
  • Pensionamento: è il caso più comune, quando il dipendente ha raggiunto i requisiti previsti dalla legge in vigore. Requisiti che riforma dopo riforma si stanno facendo peraltro sempre più severi.

Come si calcola il TFR

Il Trattamento di Fine Rapporto si calcola partendo dalla retribuzione annua lorda, quindi tutti gli stipendi lordi compresi tredicesime, quattordicesime, premi produzione e tutto quanto contribuisce a formare la retribuzione aziendale alla conclusione dell’anno fiscale. Viene versato dall’azienda con una cadenza che può essere mensile, trimestrale, semestrale o annuale. Ciò dipende dalla procedura contabile prevista dall’azienda stessa.

TFR in aziende con più o meno di 50 dipendenti

Ebbene sì, le dimensioni contano. Anche per quanto riguarda il TFR. La soglia clou è quella dei 50 dipendenti, che in base a se inferiore o superiore dà diritto a diverse modalità di calcolo.

Come funziona TFR in aziende con meno di 50 dipendenti

In un’azienda con meno di 50 dipendenti, vengono dati 6 mesi al dipendente per decidere tra una di queste opzioni:

a) Lasciare il Trattamento di fine Rapporto in azienda

b) Gestire privatamente il TFR e quindi decidere se:

  • Lasciarlo all’INPS
  • Darlo in affidamento ad un fondo di categoria aperto
  • Preferire il Silenzio assenso
  • Affidarlo a Fondi privati “chiusi”

Come funziona TFR in aziende con più di 50 dipendenti

In questo caso non si può optare per il lascito del TFR in azienda, neppure facendone esplicita richiesta. Esso sarà destinato ad un fondo aperto di categoria, con le stesse opzioni descritte in precedenza per l’altro caso. Resta poi sempre valida l’opzione di un fondo privato chiuso.

Come funziona TFR per dipendenti pubblici

Qualora siate dipendenti pubblici, le opzioni a vostra disposizione diventano una sola: lasciare il TFR allo Stato e lo vedrai solo quando andrai in pensione. Ciò in quanto il vostro datore di lavoro è lo Stato, che non può permettersi di distribuire liquidazioni verso i suoi tanti dipendenti (peraltro in numero eccessivo per gli abusi del passato). Quindi, la segna “virtualmente” nella busta paga dei suoi dipendenti. Ve la fa annusare ma non mangiare, un po’ come fanno le mamme o le nonne quando hanno preparato un dolce.

Quando si può richiedere un anticipo TFR

E’ infatti possibile nel settore privato richiedere un acconto del TFR qualora se ne abbia necessità. Occorre però dimostrare che questa necessità sia reale e che il rapporto lavorativo sia di almeno 8 anni. Se tali requisiti saranno soddisfatti, dobbiamo anche ricordare che si può chiedere massimo il 70% del TFR accumulato fino a quel periodo.

Quali necessità danno diritto all’anticipo TFR?

  • Spese mediche per curare se stessi, il coniuge o i figli.
  • Acquisto di una prima abitazione, per se stessi o per i propri figli.
  • Esecuzione di lavori di ristrutturazione della prima casa.
  • Integrazione alla cassa integrazione per il mantenimento della famiglia.
  • Spese per la formazione professionale.

Come investire il TFR

Vediamo ora in maniera più approfondita le opzioni possibili per investire il TFR.

Lasciare il TFR in azienda

Tale opzione può essere modificata in futuro, cosa che non si può fare quando si opta per la gestione privata, in quando si può solo cambiare eventualmente gestore. Per giungere a questa scelta, bisogna vedere se l’azienda per cui lavoriamo non ha debiti e problemi di natura patrimoniale. Sebbene occorra dire che anche se l’azienda mostri una certa solidità patrimoniale e finanziaria, potrebbe essere una scelta svantaggiosa quando il TFR sarà poi erogato (ad esempio quando si va in pensione), poiché sarà trattato con il regime fiscale dell’IRPEF di quell’anno. Si tenga pertanto conto di almeno un 30% di ritenuta da applicare sia sul TFR che sugli interessi maturati.

Investire il TFR in una gestione privata:

  • Lasciare il TFR all’INPS: l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha facoltà di gestire pure i TFR dei dipendenti di aziende. Sareste sicuramente in buone mani sicure, dato che l’INPS è un ente pubblico e quindi i soldi dovrebbero essere in una botte di ferro. Sebbene questa affermazione era sicura fino a qualche anno fa, dato che anche lo Stato sta vacillando e la stessa Inps è non poco indebitata. Soprattutto da quando si è accollata anche l’Inpdap. Poi, nel campo degli investimenti, vale sempre la regola: basso rischio uguale bassi rendimenti.
  • Fondi di categoria aperti: ogni categoria di lavoratori subordinati ha uno o più fondi di categoria. Trattasi di una scelta abbastanza sicura, ma anche in questo caso sicurezza fa rima con scarsi rendimenti.
  • Fondi privati “chiusi”: trattasi di fondi gestiti da banche o società di assicurazioni e che destinano il TFR a un fondo comune di investimento, con gestioni più o meno personalizzabili. I fondi possono essere di tipo azionario, il che implica maggiore possibilità di guadagno ma anche maggiore possibilità di perdita. E ancora: obbligazionari, fondi con investimenti nei Paesi cosiddetti emergenti, e così via. Si comprenderà facilmente quanto si tratti di opzioni ben più rischiose, adatte a chi vuol tentare di far fruttare il proprio TFR cospicuamente. Occhio però al fatto che alcuni di questi fondi non agiscono in totale trasparenza, magari tramite il cosiddetto sistema delle “scatole chiuse” o dirottando soldi in paradisi fiscali. Non pochi sono coloro che si sono trovati dinanzi a brutte sorprese.

Occhio poi alla questione tasse nella vostra scelta. Mentre il Trattamento di Fine Rapporto lasciato in azienda sarà poi tassato secondo gli scaglioni IRPEF, chi sceglie una gestione privata del TFR subirà una tassazione minore. La quale corrisponde a circa il 12%. Quindi, oltre ad una maggiore possibilità di guadagno, c’è anche la possibilità di vedersi gravare meno tasse in confronto al TFR lasciato in azienda.

Dunque, meglio ponderare bene la propria scelta e diffidare sempre da chi millanta facili guadagni. Ne va pur sempre dei sacrifici di una vita!

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