La pensione minima rappresenta un pilastro fondamentale del sistema previdenziale italiano, garantendo un reddito di base a coloro che, pur avendo maturato il diritto alla pensione, ricevono un importo inferiore alla soglia stabilita per legge.
Nel 2023 gli importi minimi sono stati adeguati all’inflazione per contrastare la perdita di potere d’acquisto.
Ma come funziona esattamente questo trattamento? E a quanto ammonta la pensione minima nel 2023?
In questa guida analizzeremo nel dettaglio i requisiti per ottenere la pensione minima e gli importi previsti in base agli anni di contributi e alla situazione familiare del pensionato.
Esamineremo inoltre alcune casistiche particolari. L’obiettivo è fornire una panoramica completa su criteri, soglie minime di pensione e categorie di lavoratori interessate, così da capire se e quanto spetta di pensione minima integrativa.
Cos’è e come funziona la Pensione Minima
Introdotta nel 1983 per garantire un assegno pensionistico dignitoso, la pensione minima Inps è un’integrazione riconosciuta dall’Istituto ai pensionati che percepiscono un trattamento al di sotto di determinate soglie minime.
L’importo della pensione minima viene calcolato in base al reddito individuale del pensionato e, se coniugato, anche del coniuge. L’obiettivo è portare l’assegno pensionistico al di sopra della soglia ritenuta minima per mantenere un tenore di vita dignitoso.
Tuttavia, possono beneficiare della pensione minima integrativa solo i lavoratori iscritti all’Inps prima del 31/12/1995. Per chi ha iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996, l’integrazione non è più prevista.
I giovani pensionati con assegni bassi, pur non avendo diritto alla pensione minima, possono comunque accedere alla pensione di cittadinanza, analoga al reddito di cittadinanza, se in possesso dei requisiti reddituali e patrimoniali.
Requisiti per la Pensione Minima
La pensione minima è un elemento fondamentale del sistema previdenziale italiano, progettato per garantire un reddito di base a coloro che, pur avendo maturato il diritto alla pensione, ricevono un importo inferiore alla soglia stabilita per legge. Tuttavia, per accedere a questa prestazione, è necessario soddisfare una serie di requisiti specifici.
Età Minima per la Pensione
L’età minima per accedere alla pensione in Italia è attualmente fissata a 67 anni. Questo limite di età è stato introdotto per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, tenendo conto dell’aumento dell’aspettativa di vita.
Tuttavia, esistono alcune eccezioni a questa regola. Ad esempio, coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età o che svolgono lavori particolarmente gravosi possono accedere alla pensione anticipata. Inoltre, esistono misure specifiche per le donne, che tengono conto delle sfide uniche che queste possono incontrare nel corso della loro carriera lavorativa.
I requisiti per ottenere l’integrazione
La pensione minima spetta a tutti i pensionati, uomini e donne, che percepiscono un assegno inferiore a determinate soglie minime stabilite ogni anno dall’Inps.
Non rilevano né l’età del pensionato, né gli anni di contributi versati o il periodo lavorativo svolto. L’unico requisito è già percepire una pensione che necessita però di essere integrata per raggiungere l’importo minimo garantito.
L’importo della pensione minima è soggetto a variazioni annuali, in quanto strettamente correlato all‘andamento dell’indice ISTAT che monitora il costo della vita. Questa prestazione viene garantita in toto a quegli ex lavoratori, sia dipendenti che autonomi, i quali percepiscono un reddito pensionistico inferiore al cosiddetto trattamento minimo.
Questo beneficio si estende a diverse categorie di pensionati, tra cui:
- coloro che percepiscono la pensione di vecchiaia;
- i beneficiari della pensione di anzianità anticipata;
- i titolari di pensione per invalidità;
- coloro che ricevono indennità pensionistiche;
- i beneficiari di pensioni di reversibilità.
In questo modo, il sistema previdenziale italiano mira a garantire un tenore di vita dignitoso a tutti i pensionati, indipendentemente dal tipo di pensione che percepiscono.
Le soglie reddituali che danno diritto alla pensione minima sono diverse per i pensionati single e per quelli coniugati. Gli importi vengono aggiornati annualmente sulla base dell’adeguamento al costo della vita. Nel 2023, ad esempio, le soglie sono pari a 525,38 euro per i single e 625,83 euro per i coniugati.
A chi spetta la pensione minima
Possono beneficiare della pensione minima Inps tutti i pensionati che percepiscono un assegno inferiore alle soglie minime previste annualmente dalla legge.
L’integrazione riconosciuta varia in base al reddito personale del pensionato o, se coniugato, anche del coniuge. Se tali redditi superano il doppio o il quadruplo del trattamento minimo, non spetta alcuna integrazione.
Per calcolare l’importo spettante, si sottrae il reddito individuale o coniugale dal limite di legge e si divide il risultato per 13 mensilità. Tale somma viene poi aggiunta alla pensione già percepita.
Sono esclusi dal calcolo del reddito l’abitazione principale, le pensioni integrate al minimo, gli arretrati tassati separatamente e i redditi esenti Irpef.
Chi non ha contributi e non ha diritto alla pensione minima, può fare richiesta dell’assegno sociale Inps per over 67 con redditi bassi.
A quanto ammonta: importi e casi particolari
Gli importi della pensione minima Inps variano ogni anno, in base all’adeguamento al costo della vita. Nel 2023, la pensione minima ammonta a 525,38 euro mensili per i pensionati single e a 625,83 euro per i coniugati.
L’aumento è stato riconosciuto a partire dal cedolino di marzo, con il recupero degli arretrati di gennaio e febbraio. L’importo è confermato per tutto il 2023, fino a un totale annuo di 7.328,49 euro. Ulteriori aumenti sono previsti per il 2024. Oltre alla rivalutazione Istat, è confermato un incremento del 2,7%, che porterà la pensione minima a 572,18 euro mensili, con un bonus di 8,45 euro.
Per gli assegni compresi tra 563,73 e 572,18 euro, l’aumento sarà parziale e pari alla differenza tra importo percepito e nuova soglia minima. L’obiettivo è gradualmente incrementare le pensioni più basse.
Per i single, l’integrazione spetta in misura piena se il reddito personale non supera una certa soglia. È parziale se il reddito è compreso tra tale soglia e il doppio. Non spetta oltre questo limite.
Per i coniugati, si valutano sia i redditi personali che quelli complessivi di coppia. Anche in questo caso l’integrazione segue il meccanismo della misura piena o parziale.
Ci sono poi casistiche specifiche per alcune categorie.
Aumento pensione minima INPS 2023
Per il 2023 è stato previsto un aumento delle pensioni minime erogate dall’Inps. Oltre alla rivalutazione sulla base dell’inflazione, stimata al 7,3%, ci sarà infatti un ulteriore incremento di circa 8 euro al mese.
La pensione minima passerà quindi dagli attuali 525,38 euro mensili a 563,74 euro, con un aumento totale di 38,35 euro ogni mese. Su base annua l’incremento sarà pari a 466 euro, portando l’importo da 6.304 euro a 7.328 euro circa.
Si tratta di un miglioramento, seppur contenuto, per dare un po’ di sollievo ai pensionati con assegni più bassi. L’aumento è ben lontano dai 1.000 euro promessi in campagna elettorale, ma garantirà un parziale recupero del potere d’acquisto eroso dal caro vita.
Nel 2023 le pensioni minime vedranno un incremento di 38 euro mensili grazie alla rivalutazione piena all’inflazione e a un bonus aggiuntivo di 8 euro. Un passo avanti per sostenere le fasce più deboli di pensionati.
Pensione minima: le domande frequenti (FAQ)
Tutti i pensionati il cui assegno è inferiore alle soglie minime previste.
Nel 2023 la pensione minima è pari a 525,38 euro mensili per i pensionati single e 625,83 euro per i coniugati.
Per avere diritto alla pensione minima, è necessario aver versato almeno 20 anni di contributi, anche se esistono eccezioni per determinate categorie di lavoratori.
In alcuni casi, è possibile accedere all’assegno sociale, una forma di pensione minima per coloro che si trovano in condizioni di bisogno economico e non hanno maturato il diritto a una pensione contributiva.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo visto come la pensione minima rappresenti quindi un’integrazione al trattamento pensionistico riconosciuta dall’Inps a tutela dei pensionati che percepiscono assegni di importo molto basso.
Le variazioni nel tempo, i requisiti necessari per accedervi e le differenze di genere rappresentano sfide significative da affrontare. È fondamentale continuare a monitorare e valutare queste questioni, al fine di garantire un sistema previdenziale equo e sostenibile. Inoltre, il confronto con altri paesi può offrire spunti utili per future riforme.
Nel 2023 gli importi minimi sono stati adeguati all’inflazione per contrastare la perdita di potere d’acquisto. L’aumento della pensione minima rappresenta un passo importante verso la riduzione delle disuguaglianze, ma è necessario un impegno costante per garantire che tutti i pensionati possano godere di un tenore di vita dignitoso.